Fu realizzata nel 1924 la “Maschera di giovane attore”, con la quale Paul Klee rende omaggio ai ritratti provenienti dall’arte orientale, come la “Testa maschile” (1906) di Katsushika Hokusai. La maschera, che in realtà è un volto, risulta solcata da fitte rughe. L’opzione di frontalità voluta dall’artista tedesco (con cittadinanza svizzera) marca una variazione dallo scorcio scelto da Hokusai. Tale impostazione conferisce al quadro una stilizzazione ieratica e, al contempo, una sfumatura buffa, che ben di addice allo status di maschera. Le linee che attraversano il volto e la smorfia della bocca semiaperta sembrano tra loro equivalenti, mentre gli occhi chiusi ricordano, in parte, un autoritratto dello stesso artista realizzato nel 1919. La composizione, con il collo saldamente impiantato e la testa ovale e stempiata, riecheggia la “Testa minacciosa”, un’incisione eseguita nel 1905 e appartenente al ciclo delle cosiddette “Invenzioni”. Utilizzando i colori complementari del rosso e del verde, su uno sfondo scuro, Klee esalta l’intensità della rappresentazione, mentre la maschera sembra rivelarsi, nella sua ambiguità, come una maschera per un attore infante che si trova a giocare il ruolo di adulto. Lo sguardo non-sguardo, che trapela dai forellini destinati agli occhi, ha una ineffabile malinconia, mentre la bocca pare nascondere arcane parole che mai saranno udite. Esponente dell’astrattismo, Klee considerava l’arte un discorso sulla realtà, e non una semplice riproduzione di essa. Di conseguenza nelle sue tele la realtà è rarefatta, ridotta a campiture colorate o a semplici linee. Esemplare, in tal senso, è dunque la “Maschera di giovane attore”, rispondendo la composizione all’urgenza narrativa dell’artista.
