Verso la fine del Quattrocento, quando Perugino era all’apice della carriera, poteva permettersi di far eseguire una buona parte delle commissioni dai suoi collaboratori. Riservava per sé le opere che preferiva, soprattutto quelle di medio formato. La “Madonna in adorazione del Bambino” (1500), anche conosciuta come la “Madonna del sacco”, è senza dubbio “farina del suo sacco”: la qualità del dipinto è, infatti, eccelsa. La delicata compostezza e la morbida grazia dei soggetti raffigurati sono ascrivibili alla sua peculiare cifra stilistica. La Vergine in ginocchio, tra un angelo e san Giovanni Battista infante, sortisce un’evidenza dal carattere monumentale. L’artista riesce ad installare nel suo volto il senso di un raccoglimento privo di patetismi manierati. Grazie alla scelta del semi-profilo, Perugino approda ad una suggestiva dimensione psicologica, in parte debitrice delle contemporanee ricerche sugli stati d’animo delle figure dipinte compiute da Leonardo da Vinci. A questa fresca naturalezza corrisponde il gesto dell’angelo che con tenerezza presenta un Bambino dall’aria ingenua all’attenzione della Madre. I capelli raccolti in ciocche sfilacciate sotto le orecchie, il nastro dipinto con velature trasparenti sembrano recare le tracce di una vita privata. Al contempo i riflessi dorati che percorrono il tessuto della veste della Madonna e dell’angelo dialogano con il paesaggio diluito in una caligine brumosa, ma sul quale si è depositata una polvere coloro giallo pallido che fa scintillare gli arbusti e la cittadella sospesa sul lago. Alla scena fa da cornice un orizzonte azzurrino, svaporante e fioco.