Venne esposto alla Royal Academy nel 1815 “Il guado del ruscello” di William Turner. Il quadro era stato presentato insieme ad un altro suo dipinto, “Didone costruisce Cartagine”. Quest’ultimo ottenne un grande successo; il primo, invece, non piacque, almeno da principio. Uno dei più rinomati e riveriti critici d’arte dell’epoca, sir George Beaumont, criticò severamente la composizione, definendola “debole e simile all’opera di un vecchio, di un uomo che non vedesse o non comprendesse più il colore correttamente”. La stroncatura di sir Beaumont si chiudeva così: “il quadro è un’insulsaggine verde pisello”. Conseguenza immediata d questo giudizio al vetriolo fu che il quadro, per un notevole lasso di tempo, rimase invenduto. Solo più avanti la tela riscosse il meritato plauso. L’opera, che segue gli schemi compositivi di Claude Lorrain (il pittore francese considerato il maestro del “paesaggio ideale” ), si basa su schizzi di paesaggio del Devonshire, dove Turner si era recato nel 1813, in compagnia di altri artisti. In questa occasione, deviando dalla sua abituale tecnica pittorica basata sull’appunto rapido a matita, realizzò numerosi schizzi dal vero a olio. La scena è delimitata dalla vegetazione: a destra, più bassa, essa è giocata sui rapporti tra i gialli, i verdi e i marroni. A sinistra, è controbilanciata dalla verticale di un gruppo di alberi. Sullo sfondo la linea del ponte riprende la linea dell’orizzonte, dal quale si diparte l’ampia stesura del cielo, che occupa la metà della tela.