Pascal soleva dire che i mali che segnano e affliggono la società derivano dal fatto che l’uomo, essendo un essere inquieto e insofferente, non è capace di starsene tranquillo nella sua stanza, a pensare e a scrivere: invece esce, va per le vie del mondo e poi combina guai. L’assunto pascaliano è corroborato da Cartesio, il quale, stando nella sua stanza, tranquillo e immerso nella meditazione, ha fondato la geometria analitica, servendosi di un complice quanto mai prezioso: vale a dire, una mosca. Il filosofo e matematico francese, un bel giorno, mentre era sdraiato sul suo letto vide svolazzare una mosca all’incrocio degli angoli della propria finestra. In quel momento intuì che se avesse calcolato la distanza tra l’asse verticale e l’asse orizzontale della cornice, rispetto al volo irregolare della mosca, avrebbe potuto sapere esattamente, senza la minima approssimazione, dove l’insetto si trovava e avrebbe potuto tracciare la traiettoria compiuta dalla mosca durante il volo. È da questa geniale intuizione che il matematico prese spunto per la creazione di quegli assi che sarebbero poi passati alla storia come “gli assi cartesiani” o come “il piano cartesiano ortogonale”. Insomma, nel fare un bilancio dell’intrigante vicenda si ottengono una certezza e un dubbio: la certezza è che da una mosca è nata la geometria analitica; il dubbio è che cosa avrebbe combinato Cartesio – in riferimento a quei timori che incalzavano e turbavano la coscienza di Pascal – se quel fatidico giorno, invece di rimanere nella sua stanza a meditare, fosse uscito e fosse andato per le vie del mondo.