Quattro volte candidata all’Oscar, Greta Garbo, la diva di Hollywood dallo sguardo magnetico, vinse quello alla carriera: le fu conferito nel 1955, quando già da tempo era in quell’ombra impietosamente proiettata dalle luci della ribalta, da lei lasciata a soli 36 anni. L’alone suggestivo di mistero che ha sempre avvolto la sua figura deriva in buona parte, paradossalmente, dai film che non ha voluto interpretare piuttosto che da quelli in cui è stata protagonista. Un rilievo, questo, che non intende certo sminuire il suo indiscusso talento di artista: ma è altrettanto vero che il suo costante rifiuto di firmare copioni proposti da illustri registi e produttori finì per imbastire intorno a lei una sorta di fascinoso sipario che, calando sempre più, la separò non solo dal mondo del cinema, ma dal mondo stesso. Nutriva una confessata avversione per Clarke Gable (aveva invece un debole per Gary Cooper) richiestissimo dai vari set cinematografici: di conseguenza oppose un secco no ogni volta che le veniva prospettato di girare un film con lui. E c’è una succinta ma significativa lista di pellicole che l’attrice, gentilmente o meno, declinò. Rifiutò, nel 1947, di essere la protagonista ne “Il caso Paradine” diretto da Alfred Hitchcock: il ruolo se lo aggiudicò Alida Valli. Si racconta che le fu offerto un milione di dollari per interpretare la madre superiora nel film “Guai con gli angeli” (1966): ma disse no. Fu poi Gloria Swanson a recitare nelle vesti di Norma Desmon nel celeberrimo “Viale del tramonto” (1950), e Irene Dunn in quelle di Mama Hanson in “Mamma ti Ricordo” (1948): entrambe le parti erano state in precedenza proposte alla “divina”, che aveva restituito l’invito al mittente. Nel 1952 disse di no al ciak di “Mia cugina Rachele”, tratto dal capolavoro di Daphne du Maurier. Questi rifiuti generarono un positivo effetto collaterale: contribuirono infatti a lanciare sulla scena mondiale attrici che si esaltarono nell’interpretazione dei ruoli da lei dismessi. Gloria Swanson non sarebbe stata Gloria Swanson se non fosse stata la protagonista di “Viale del tramonto”. Tranne che all’inizio della carriera, Greta Garbo (che non si sposò) non concesse mai un’intervista, né firmò alcun autografo: in perfetta coerenza con il suo convincimento secondo cui c’è “un mondo di differenza” tra l’essere soli e l’essere lasciati in pace. Ma una volta che decise di “rifugiarsi” come un eremita nella sua villa a New York, quella differenza scomparve del tutto: rimase sola e fu lasciata in pace.