La fatale scintilla scocca durante una crociera. Nel film “Un amore splendido” del 1957 Nickie (Cary Grant) e Terry (Deborah Kerr) sono entrambi fidanzati. Lui sta per sposare una ricca ereditiera, lei è legata ad un uomo che si occupa di affari. Ma quella scintilla continuerà ad ardere anche dopo che sarà svanita la magica atmosfera della vacanza? Decidono dunque di mettersi alla prova: dopo sei mesi si vedranno sulla terrazza del centoduesimo piano dell’Empire State Building. Non ci sono scuse. Accada quel che accada, dovranno ritrovarsi lì, a suggello di un amore che non vuole essere solo un flirt. Se uno dei due non si presenterà, significherà che ha cambiato idea. Nickie non ha mai lavorato in vita sua: promette allora che durante quei sei mesi farà di tutto per trovare un lavoro, guadagnare il suo primo dollaro, così da dimostrare che sarà un bravo marito. Da quel momento il film è dominato dall’immagine del grattacielo, eletto a solenne testimone di un amore autentico, ma che cerca un’inespugnabile conferma che lo sia: in quei interminabili sei mesi, sia Nickie sia Terry volgono il loro sguardo, con occhi sognanti, a quel grattacielo che svetta maestoso. Il giorno dell’appuntamento, mentre sta per raggiungere l’Empire State Building, Terry viene investita da un’auto, e rimane paralizzata alle gambe. Non potrà presentarsi all’appuntamento. Nickie, ignaro dell’accaduto, aspetta la sua amata per tutta la notte. Invano. E, sentendosi tradito, comincia a covare rancore verso di lei. Terry, animata da un sentimento nobile, non vuole che Nickie sappia dell’incidente: teme che possa stare con lei solo per pietà ed è dunque meglio che si leghi ad una donna “che possa camminare”. Nell’indimenticabile scena finale, quando il mistero viene chiarito, Terry spiega a Nickie – in ginocchio davanti a lei – di aver pagato cara, mentre correva felice verso il grattacielo, la distrazione che non le ha fatto vedere l’auto che l’avrebbe investita. I suoi occhi, infatti, erano fissi su quel grattacielo, “la cosa più vicina al cielo”.