Dietro le quinte. Nel segno dell’umiltà e della discrezione. E’ lunga la lista, nella storia, di donne che hanno contribuito all’affermazione del marito e del suo genio, che pur vivendo all’ombra del consorte, hanno in verità rappresentato per lui la luce. Non avremmo mai letto “Guerra e pace” se all’origine del capolavoro di Tolstoj non ci fosse stato il certosino lavoro di revisione della moglie Sofia. Lo scrittore russo componeva di getto e molto spesso la sua grafia, seguendo il prepotente impeto dell’ispirazione, si riversava sui fogli quasi illeggibile, anche per lo stesso autore quando tornava su qualche frase per perfezionarla. Ma l’ostacolo, apparentemente insormontabile, veniva superato da Sofia che ogni sera e ogni notte al lume di candela – dopo aver accudito i tredici figli e preso cura della vasta tenuta di Jasnaja Poljana – rileggeva parola per parola i manoscritti vergati, o meglio, scarabocchiati dal marito, e per giunta da lui lasciati sparpagliati sul tavolo di lavoro e quindi non in linea con la sequenza narrativa. Ci avrebbe poi pensato Sofia, senza batter ciglio, a ricostruire – foglio dopo foglio – il giusto ordine. Mentre la teoria della relatività reca in filigrana la firma di Mileva, la prima moglie di Einstein, la quale, pur di sostenere il marito nel velenoso mondo accademico costellato di invidie, rinunciò alla propria carriera, che si preannunciava a dir poco brillante. Mileva infatti fu una delle prime donne a studiare fisica al prestigiosissimo Politecnico di Zurigo e la sua eccelsa mente matematica s’impose presto nella pur ostica e diffidente comunità scientifica. E al fianco di Einstein, impegnato in una logorante lotta contro astruse formule matematiche da semplificare a beneficio della collettività, c’era sempre lei, tanto umile quanto competente: rassicurante presenza e preziosissima risorsa.