Il rimando continuo tra arte e scienza qualifica e caratterizza l’universo di Leonardo da Vinci. E’ a questo fondamentale rapporto che si ispira il libro “Omaggio a Leonardo per cinque secoli di storia 1519-2019” (Firenze, Casa editrice Leo S. Olschki, 2023, pagine 152, euro 32), a cura di Roberts Barsanti e Monica Taddei. Il volume presenta gli atti del ciclo di conferenze tenutesi alla Biblioteca Leonardiana, a Vinci, dal 26 gennaio al 23 novembre 2019.
La rivisitazione del genio leonardesco non ha certo la pretesa di conchiudere in una definizione perentoria ed esaustiva le diverse e articolate dinamiche di una mente spumeggiante e vulcanica. Al contempo, tuttavia, il richiamo alla sua opera artistica e manoscritta vale a porre un forte e doveroso accento su alcuni riferimenti essenziali della storia della cultura. Ricorda Paolo Galluzzi che Leonardo (come altre illustri personalità del Rinascimento) pose fine ai secoli bui del Medioevo, rivendicano anzitutto la libertà di pensiero, sottraendola dalle grinfie della “cieca tirannide della metafisica e della teologia” e forgiando così una scienza interamente nuova dell’uomo e della natura.
Sul piano squisitamente artistico, Leonardo introdusse nuovi metodi nel disegno inteso come strumento per rappresentare la realtà esterna. “All’altezza degli esordi dell’ottavo decennio del Quattrocento – rileva Marzia Faietti – Leonardo aveva messo a punto un tracciato segnico del tutto inedito e senza precedenti nella pratica della penna nel suo periodo, che per certi versi non stenterei a definire rivoluzionario. Non che l’artista non conoscesse il tratteggio parallelo, che infatti usò in altre occasioni e ben oltre i primi anni Settanta. Nel Paesaggio, però, al fine di conseguire una trascrizione del dato di natura verosimile e allo stesso tempo essenziale e sintetica, preferì adottare un tracciato assai diversificato, avvalendosi anche di ripassi con un inchiostro ancora scuro e coprente su uno precedente che oggi appare più chiaro e trasparente”. La compresenza dio due inchiostri, che comporta una stratificazione materica del disegno, reca un indubbio tratto di originalità.
C’è un interrogativo a tutt’oggi ancora irrisolto: riguarda la ricostruzione dell’attività di Leonardo come scultore. La testimonianza del Vasari, afferma Maria Teresa Fiorio, a proposito delle “teste di femine che ridono” e di “teste formate in terra” che il giovane Leonardo aveva plasmato nei suoi anni fiorentini, se da un lato conferma l’impegno sul fronte della scultura, dall’altro fa pensare a modelli plastici da utilizzare per opere pittoriche, nel segno di un dialogo tra scultura e pittura che doveva essere particolarmente intenso nella bottega del Verrocchio. Tra le numerose proposte avanzate per Leonardo scultore, raramente compaiono opere in bronzo o in metallo. Una di queste è la “Decollazione del Battista”, un altorilievo in argento nl quale si è ipotizzato un suo intervento in due figure di sgherri. Ma la mancanza di dati oggettivi, la prudenza è d’obbligo. All’interno della stessa bottega, osserva Maria Teresa Fiorio, era scontato che circolassero modelli o anche semplicemente suggerimenti grafici da utilizzare, in uno scambio proficuo tra il maestro e gli allievi più dotati.
Il genio leonardesco ben si manifesta negli studi dell’anatomia umana. Dal punto di vista visivo, sottolinea Domenico Laurenza, i suoi disegni in questo campo erano molto più avanzati delle immagini anatomiche utilizzate alla stessa epoca dai medici. Ad esempio, le immagini che, nei testi di medicina di quel tempo, illustrano l’evacuazione terapeutica del sangue attraverso il taglio delle vene, possono a volte veicolare varie nozioni mediche ed astrologiche, ma sono sistematicamente prive di indicazione visiva di forme e percorso delle vene da tagliare. Tali indicazioni invece compaiono in un disegno anatomico di Leonardo, il quale potrebbe tra l’altro risalire agli anni giovanili a Firenze, attestando così il suo precoce interesse per l’anatomia scientifica.
Leonardo condusse sia studi sul cranio sia studi di fisiognomica, considerandola parte integrante della sua ricerca anatomica. Interessante, nonché intrigante, in merito, è il “Cenacolo”, in cui ogni apostolo, evidenzia Domenico Laurenza, reagisce all’annuncio da parte di Cristo del tradimento con gesti emotivi, in base al suo carattere, in conformità, appunto, al principio basilare della fisiognomica. L’apostolo Giovanni, tradizionalmente descritto come mite e malinconico, è post accanto a Pietro, iracondo nella tradizione agiografica. Si tratta di un accostamento che rinvia alle comparazioni fisiognomiche tra tipo malinconico e iracondo, e che è alla base delle opposte reazioni dei due apostoli: Giovanni reagisce alle parole di Cristo malinconicamente, reclinando la testa, e Pietro con uno scatto d’ira.