Sdegna “sotterfugi, bugie e finzioni” Lucia, quando la madre, Agnese, le propone di organizzare un matrimonio clandestino, dopo che i bravi di don Rodrigo hanno intimato a don Abbondio di non celebrare le nozze. Nelle parole e nei gesti di Lucia si manifesta, con plastica evidenza, la coscienza cristiana di Manzoni. Una coscienza tanto cristallina quanto lineare. Nell’avanzare riserve allo stratagemma confezionato dalla madre, Lucia, rivolgendosi al futuro sposo, dichiara: “Ah Renzo! Non abbiamo cominciato così. Io voglio esser vostra moglie, ma per la strada dritta, col timor di Dio, all’altare. Lasciamo fare a Quello lassù”.
E’ schietta la fede di Manzoni, è schietta la fede di Lucia. “Non volete – dice – che Quello lassù sappia trovare Lui il bandolo d’aiutarci, meglio che non possiamo far noi, con tutte codeste furberie?”. Una coscienza cristiana limpida non ammette né ombre, né infingimenti.
Agnese, consapevole che per raggiungere lo scopo sta indicando vie oblique e non dirette, lascia intendere che sarebbe meglio non mettere a conoscenza del suo disegno fra Cristoforo. A questa insinuazione subito si leva, offesa, la sensibilità spirituale di Lucia che, senza porre indugio, chiede: “Perché fare misteri al padre Cristoforo”. I conti non tornano, le acque si intorbidano e il mondo di Lucia è un mondo che – proprio in forza della sua fede sinceramente vissuta – non può che essere immacolato.
Su di lei potrebbe gravare una dimensione stucchevolmente predicatoria, tale da renderla un modello di perfezione troppo rigido e azzimato, addirittura astratto. Interviene allora il signorile tatto di Manzoni per conferire alla giovane un’aura di inconfondibile femminilità. “Alla dichiarazione “Io voglio essere vostra moglie” lo scrittore aggiunge una postilla che ritrae deliziosamente l’anima di Lucia: “E non c’era verso che ella potesse proferir quella parola, e spiegar quell’intenzione, senza fare il viso rosso”. Lucia esprime, con tratti lievi, quasi suggeriti, una linearità di condotta che, come rileva Giovanni Getto, è frutto di “conquistata interiore purezza”, di quello scrupolo che è “segno e difesa di un’alta sensibilità morale”.