E’ attraverso l’orecchio che penetrano nella mente idee malsane che minacciano di corrompere la dignità e le istanze etiche del cittadino onesto. Per questo motivo il filosofo greco Senocrate esortava a mettere i paraocchi ai ragazzi, nella consapevolezza che arginando nocive influenze si poteva contribuire a salvaguardare l’integrità delle nuove generazioni. La raccomandazione di Senocrate viene richiamata da Plutarco nel trattato intitolato “L’arte di ascoltare”. Anche a Plutarco sta a cuore la sorte dei giovani e, in virtù di un senso pragmatico del vivere, sottolinea come non si possa evitare che essi siano alla larga da ogni occasione di ascolto. Se infatti il ragazzo non assaporerà nessuna conversazione, “mai sboccerà frutto alcuno nel suo progresso alla virtù”. La sua anima, come da un terreno non dissodato e incolto, finirebbe per produrre solo “sterpaglie selvatiche”.
Quante persone – lamenta il filosofo greco – parlano prima di aver acquisito l’abitudine all’ascolto? Si suole dire che nelle galline la deposizione di uova non fecondate sia causata da certe impurità inorganiche. Analogamente, ai giovani che non sono capaci di ascoltare né sono avvezzi a trarne profitto la parola esce anch’essa infeconda, come quelle uova. “Insegnare ai ragazzi ad ascoltare molto e a parlare poco – scrive Plutarco – li rende inclini a dare retta alla parola”. Non a caso la natura ci ha fornito di un paio di orecchie e di una lingua sola, per “costringerci ad ascoltare di più e a parlare di meno”.
Intimamente legata alla virtù dell’ascolto è la virtù del silenzio, definito dal filosofo “una norma di contegno infallibile” per i giovani. Se il discorso di un interlocutore non è di nostro gradimento, riuscire a stare in silenzio mentre si ascolta permette – impresa non facile – di “contenersi”. Chi reagisce immediatamente con una controffensiva, senza ascoltare e senza essere ascoltato, ma parlando addosso a chi sta parlando, dà prova di “una condotta indecente”. “Ci ha visto pertanto bene – dichiara Plutarco – chi sostiene che l’arroganza e la presunzione nei giovani vadano sgonfiate più che l’aria da un’otre”.
Secondo lo storico ateniese Senofonte, gli amministratori accorti sanno trarre vantaggio dai nemici non meno che dagli amici. Allo stesso modo, tanto il successo quanto il fallimento di un discorso può tornare utile a chi mantiene vigile l’attenzione. Pochezza mentale, vuotezza retorica, una condotta volgare e l’eccitazione accompagnata da gioia sguaiata a mo’ di lode: tutte cose che ci sono evidenti più per gli altri mentre li ascoltiamo che per noi stessi mentre parliamo. “E’ necessario allora – esorta Plutarco – ricondurre a noi stessi l’appunto che facciamo a chi parla, verificando che non ci sia successo di commettere errori simili senza che ce ne siamo accorti”.