La gratitudine è merce rara e il ricordo delle persone che ci hanno fatto del bene molto spesso svapora con il trascorrere del tempo: e, insieme alla memoria, si cancella anche la doverosa riconoscenza. Non è certo il caso di Albert Camus, il quale, poco dopo aver vinto il premio Nobel per la letteratura (1957), scrisse una lettera al maestro elementare, Louis Germain, memore dei preziosi e illuminanti insegnamenti da lui impartiti. Orfano di padre e allevato da una mamma quasi analfabeta e da una nonna dispotica, Camus ebbe un’adolescenza travagliata e la sua inesauribile sete di conoscenza rischiava di rimanere inappagata mentre annaspava alla ricerca di una via sicura e congeniale nel vertiginoso vortice del mondo. Fu il suo maestro elementare a intuire per primo e più di tutti gli altri le straordinarie potenzialità intellettuali di Camus, e si prodigò per valorizzarle. Ricevuto dunque il Nobel (fu il secondo premiato più giovane dopo Kipling) lo scrittore e filosofo francese sentì urgente il bisogno di condividere con il suo antico maestro, dopo più di trent’anni, l’ineffabile gioia derivante dal riconoscimento più ambito. “Quando mi è giunta la notizia che avevo vinto il Nobel – scrive Camus nella missiva – il mio primo pensiero, dopo che per mia madre, è stato per lei. Senza di lei, senza quella mano affettuosa che lei tese a quel bambino povero che io ero, senza il suo insegnamento e il suo esempio, non ci sarebbe stato tutto questo. Non ho mai cessato di essere il suo riconoscente allievo”. Non si fece attendere la risposta del maestro, che confessava di non sapere esprimere adeguatamente il piacere che gli dava il gesto compiuto da colui che sarebbe sempre stato, anche dopo il Nobel, “il mio piccolo Camus”. Di questa corrispondenza d’amorosi sensi sarebbe stato ben contento Seneca che, nel denunciare le magagne dell’animo umano, sentenziava: “È ingrato chi nega il beneficio ricevuto, ingrato chi lo dissimula, più ingrato chi non lo restituisce: il più ingrato di tutti è chi lo dimentica”. Albert Camus non aveva dimenticato.