Segnerà per sempre la vita di don Rodrigo l’incontro da lui avuto con fra Cristoforo nel suo palazzotto. Il cappuccino, nel segno di un’oratoria tanto spoglia quanto efficace, presenterà infatti al suo cospetto due immagini di Dio. Quel Dio che il signorotto, fino a quel momento, aveva, con impunità e arroganza, ignorato. Seguono un calcolato, calibrato crescendo le parole di fra Cristoforo, venuto ad intercedere per Lucia, minacciata da don Rodrigo e dai suoi bravi.
Da principio il frate non è posto da Manzoni in posizione battagliera. Era entrato nella sala del convito “con una cert’aria di soggezione e di rispetto”. Inoltre, rileva magistralmente lo scrittore, “stava sospeso, cercando le parole, e facendo scorrere tra le dita le ave marie della corona che teneva a cintola, come se in qualcheduna di quelle sperasse di trovare il suo esordio”. Ma sarà poi la “maniera arrogante” di don Rodrigo a mettergli le armi in pugno. “A quel fare di don Rodrigo, si sentì subito venir sulle labbra più parole del bisogno”.
Fra Cristoforo – in cui pur sempre lingueggia l’ardente fiamma dell’antico Lodovico – sa frenare impeto ed irruenza, e quando introduce per la prima volta nell’animata conversazione il concetto di Dio, lo fa con un approccio felpato. Nell’enunciare il motivo della sua visita (“vengo a proporle un atto di giustizia”), invoca l’intervento di quel Dio “al cui cospetto dobbiamo tutti comparire”, quel Dio che “ha sempre gli occhi sopra gli innocenti” le cui grida “sono ascoltate lassù”. Di fronte a questo scenario, tratteggiato con vellutata moderazione, don Rodrigo non mostra una reazione particolare: inquadra le parole del cappuccino nell’ambito di una protocollare predica. Dio, fino a quel momento, non lo disturba. Quando, tuttavia, il signorotto provoca scompostamente il frate dichiarando che se fra Cristoforo tiene tanto a Lucia farebbe bene allora a mettere la pudica fanciulla sotto la “protezione” sua e dei suoi scugnizzi, lo scenario, dapprima piatto, improvvisamente si increspa. “Ho compassione di questa casa, la maledizione le sta sopra sospesa. State a vedere che la giustizia di Dio avrà riguardo a quattro pietre, e suggezione di quattro sgherri” sbotta fra Cristoforo, che quindi tuona” “Voi avete creduto che Dio abbia fatto una creatura a sua immagine, per darvi il piacere di tormentarla!”. Ora sì che Dio disturba don Rodrigo. Un sentimento di inquietudine, legato alla sua presenza e alla sua azione, si impadronisce di lui. Le parole del cappuccino sono adesso ascoltate “non senza qualche raccapriccio”, nonché “con un lontano e misterioso spavento”. Quindi predice fra Cristoforo: “Verrà un giorno…” Tale profezia, pur ombreggiata e sfumata, sa incutere in don Rodrigo un pervasivo timore, essendo formulata con il respiro di un’adamantina certezza in un tempo lontano. Un tempo che, inesorabilmente, si farà presente. E sarà una rivelazione.