Svetonio “il sincero” e Tacito “il bugiardo”. Un approccio così schematico, dal tratto manicheo, ha per lungo tempo inficiato la corretta prospettiva della storiografia ufficiale, colpevolmente sorvolando sulle precise ragioni che hanno presieduto alla regia dei fatti così come fu orchestrata dai due grandi storici dell’età imperiale. La tendenza, mai sopita, è di rinfacciare ad uno studioso il “metodo tacitiano” qualora questi non producesse un resoconto fedele degli avvenimenti; mentre ad uno studioso scrupoloso e disciplinato nel registrare gli eventi arriderebbe il plauso per aver seguito il “metodo svetoniano”. Ma tale narrativa è viziata da un’analisi superficiale e miope della realtà storica. Va infatti ricordato che Tacito era un senatore e nei suoi “Annali” e nelle sue “Storie” si avverte, e non poteva essere altrimenti, lo sdegno del magistrato che assiste all’esautorazione del più autorevole consesso di Roma da parte di imperatori tirannici, rei di aver mortificato il Senato riducendolo a strumento docile al loro volere. Quella d Tacito è pertanto una storia tragica, dai caratteri foschi, sul cui scenario si muovono non solo i principi, ma anche il Senato e il popolo romano. In Svetonio, invece, non fervevano le illusioni che portano allo sdegno e al rancore di Tacito. Svetonio, nel segno di un impietoso disincanto, non credeva nel popolo e nel Senato, essendo fermamente convinto che la storia fosse opera esclusivamente degli uomini singoli, con i loro vizi e le loro virtù. Per certi versi Svetonio anticipa la moderna storiografia, ridimensionando gli eroi e descrivendoli nella loro realtà umana, immancabilmente striata di debolezze, crudeltà e smodata ambizione. Svetonio è ”freddo” nella sua analisi: la sua storia si limita a constatare. Tacito è invece “caldo”, perché agitato dalla vibrante tensione a cambiare, in qualche modo, il corso degli avvenimenti. Riposa una nobile tragicità in questa aspirazione, perché si sa a priori – e Tacito era il primo ad esserne consapevole – che essa, nonostante i legittimi ardori che la alimentano, è votata al fallimento.