Nel discettare di intuizione creativa e di immaginazione, Francesco De Sanctis così scrive dell’autore de “I miserabili”: “Victor Hugo gira intorno alla forma, la prende da varie parti, accumula gli accessori, sciupa i colori, stanca la memoria e la fantasia del lettore. E’ un torrente straripato che non sa più arrestarsi”. Ha dunque coraggio di andare controcorrente il critico letterario nel denunciare quelle che per lui sono dei “punti vulnerabili” dello scrittore francese, la cui grandezza è riconosciuta all’unanimità. “La vedo anche io, ma non per questo mi ritraggo dal puntare il dito laddove va puntato” rimarca De Sanctis.
Quando questi distingue lo scrittore che ha intuito ed espresso il suo fantasma, e lo scrittore che si smarrisce in un labirinto e procede per via di parafrasi e di immagini collaterali, riguardo ad Hugo afferma: “Egli non coglie sempre la verità poetica, la quale folgora innanzi all’artista come visione venuta dal cielo, senza che egli vi pensi. Non la trova e la cerca, e quanto più moltiplica gli accessori, più gli fugge, perché, volendo raggiungere con il pensiero quello che non ha potuto con l’intuizione, allora combina, paragona, mette in contrasto, raffina, assottiglia, e si distrae sempre più dalla cosa”.
Al contempo De Sanctis ha modo di dare il giusto credito ad Hugo quando dichiara: “Dategli l’universo, ed egli fluttua nel vago; dategli un piccolo mondo e ben terminato, ed il vaporoso e fantastico poeta ha la mano ferma e precisa di uno scultore greco”.
Queste valutazioni su Hugo furono scritte in un periodo in cui imperversavano in tutta Europa le fosche previsioni sul tramonto della poesia. Allora, nel concludere il suo giudizio sullo scrittore francese, De Sanctis si sentì in dovere di schierarsi in difesa della causa della poesia. Con perentoria incisività sentenzia: “E’ un bel dire che le forme muoiono e che la poesia è morta e che la scienza uccide la poesia. C’è qualcosa al di dentro di noi che resiste a questa teoria la quale dice che la poesia è eterna, come eterna sono la fede, la scienza, la libertà. Uccidete dunque prima il cuore e la fantasia. La poesia voi me la scacciate dalla Chiesa ed ella brilla nella patria, e se fugge dalla patria, ripara nella famiglia, o trova un asilo nei campi”.