Abbandonati gli strumenti musicali dei quali è protettrice, volge lo sguardo al cielo dove è apparso un coro angelico che intona una suadente melodia. E’ al centro di una sacra conversazione molto serrata Santa Cecilia nel dipinto intitolato “Estati di santa Cecilia” realizzato nel 1514 da Raffaello. Si tratta di un’opera innovativa perché vengono eliminati l’immagine tradizionale della divinità e la mimica devozionale dei personaggi gregari, facendo dell’estasi il tema principale della scena. In virtù proprio di questa dimensione estatica, Cristo è implicitamente contenuto nell’animo della santa, tanto da non essere nemmeno accennato nello spazio paradisiaco: nella tela non compaiono nemmeno una croce o una colomba, simboli tradizionali atti a richiamare la presenza del Figlio di Dio. Questo processo di interiorizzazione si manifesta anche nella discreta attenuazione dei gesti dei personaggi, nel segno di una dichiarata sobrietà e di una mirata ricerca di simmetria. La composizione risulta statica al punto da suggerire un impianto scultoreo. Le figure laterali incorniciano il soggetto centrale con formale compostezza conferendo all’insieme un senso di rigidità in parte compensato dal brioso elemento di verticalità dettato dalle linee della spada e del pastorale, cui si associa il vaso della Maddalena (la sua figura così come viene dipinta da Raffaello avrà una significativa influenza su Sebastiano del Piombo e sul Parmigianino). A suggellare un mite linguaggio pittorico concorre il cromatismo delle vesti, che sono di un colore pallido, quasi indefinito, dai toni rosa e giallo misti a blu e grigio. Alcuni critici hanno avanzato l’idea che la raffigurazione degli strumenti musicali sia opera di Giovanni da Udine, figura di rilievo della cultura figurativa a Roma all’inizio del XVI secolo: a suffragare tale ipotesi il fatto che in quel periodo Raffaello (impegnato a rispettare i termini di consegna dei numerosi lavori commissionategli) usava coinvolgere altri pittori nel realizzare i suoi dipinti.