Secondo la leggenda contenuta nelle “Metamorfosi” di Ovidio, Pallade Atena, la dea protettrice delle arti e della tessitura, fu sfidata e superata da una sua allieva, una ragazza della Lidia di nome Aracne. La dea, infuriata per l’affronto, stracciò la serie di arazzi intrecciati magistralmente da Aracne: essi ritraevano gli amori degli dei (il primo arazzo raffigurava il mito greco del ratto di Europa, che richiama il dipinto di Tiziano conosciuto da Velazquez grazie ad una copia realizzata da Rubens). In preda alla disperazione, Aracne si impiccò e venne trasformata da Atena in ragno. Le filatrici al lavoro nell’omonimo quadro di Velazquez rappresentano i personaggi della leggenda. La giovane donna sulla destra è Atena, prima di rivelare la sua identità. Sullo sfondo della tela, attraverso la tecnica degli episodi simultanei, si coglie lo svolgimento della seconda parte della leggenda: davanti all’arazzo di Aracne, raffigurante il ratto di Europa, un’Atena con l’elmo appare in vesti sfarzose. La vicenda è ambientata in una stanza, in cui entra soffusa la luce solare, che sembra essere su un livello più alto, una sorta di piccolo palcoscenico. Tale peculiare prospettiva conferma un tratto distintivo dell’arte di Velazquez, costituito dal fatto che vera protagonista del quadro è la scena che si svolge dietro le spalle delle figure in primo piano, nel segno di un sapiente gioco di richiami tra i diversi piani spaziali e temporali. L’attenzione del pittore non si posa sulla punizione inflitta da Atena ad Aracne (scena invece culminante della leggenda tramandata da Ovidio), ma pone l’accento sulla parità tra le due donne rivali, tanto diverse quanto unite però dalla passione per il loro lavoro. Le macchie di colore applicate attraverso rapidi colpi di pennello – tecnica, questa, caratterizzante numerose opere dell’artista – mettono in evidenza un linguaggio pittorico che anticipa sia l’Impressionismo che il Puntinismo.