Meglio tardi che mai. Dopo settant’anni il British Council ha deciso di chiedere scusa a George Orwell: gli aveva rifiutato un saggio come critico gastronomico. Orwell lo aveva scritto convinto che sarebbe stato edito senza riserve, visto che all’epoca era all’apice del successo in virtù de “La fattoria degli animali” e “1984”, opere che lo avevano consacrato come gloria nazionale. S’intitola “British Cookery” la monografia vergata nel 1946 dallo scrittore, respinta perché – come si legge negli archivi del British Council da poco desecretati – essa discettava sul cibo, in particolare quello prelibato, un anno dopo la fine della seconda guerra mondiale, cioè dopo una fase storica in cui il razionamento dei generi alimentari era stato drastico e inclemente. Una monografia, dunque, che sarebbe apparsa “priva di tatto”, anzi “irrispettosa” nei riguardi di coloro che a causa del conflitto avevano patito la fame. In realtà, come attestano le carte d’archivio, i motivi della bocciatura si legherebbero alle critiche, poco velate, mosse da Orwell ad alcuni dei piatti tipici della cucina britannica, dalla marmellata di arance al plum cake. Ma allo scrittore non vennero perdonati anzitutto gli strali lanciati contro il pudding: i censori del British Council avvertirono infatti tale offesa come un atto di lesa maestà. Quella monografia, dunque, non doveva essere licenziata alle stampe. Ma Orwell ebbe rapporti travagliati non solo con il British Council, ma anche con un’altra illustre istituzione britannica, la Bbc, dalla quale si dimise (durante la seconda guerra mondiale aveva curato per l’emittente strategici programmi di propaganda diretti contro il totalitarismo) perché riteneva che il suo lavoro non fosse adeguatamente valorizzato. Il congedo fu suggellato da una caustica schermaglia verbale: Orwell definì la Bbc “un manicomio”, l’emittente paragonò lo scrittore a “un cane sciolto”, a suo agio solo nella più radicale e sciatta anarchia.