Secondo i casi della vita e le oscillazioni del destino, Victor Hugo ricevette nella sua abitazione persone di qualsivoglia rango ed estrazione sociale. In una brillante lettera elenca gli ospiti. Una vera e propria congerie di persone e di ruoli. Lo scrittore francese fece gli onori a cancellieri e duchi, a presidenti della repubblica, a condottieri e a marescialli. L’ospitalità di Hugo fu poi fruita da ambasciatori e da contadini, da alti dignitari e da calzolai. Non mancarono certo – tiene a precisare Hugo nella missiva – re e imperatori. E nemmeno i vagabondi. “Qualche volta – scrive – ho avuto contemporaneamente nelle mie mani la mano guantata e bianca che sta in alto e la grossa mano nera che sta in basso, e vi ho sempre riconosciuto soltanto un uomo”. Quindi così chiosa, stillando umanità e saggezza a beneficio sia dei contemporanei che dei posteri: “Dopo che tutto questo mi è passato davanti, io dico che l’umanità ha un sinonimo, ovvero l’eguaglianza, e che sotto il cielo vi è una cosa soltanto davanti alla quale dobbiamo inchinarci, il genio. E una cosa soltanto davanti alla quale dobbiamo inginocchiarci, la bontà”.